Brevi dal mondo - Misna (20 dicembre 2013)

20.12.2013 10:40

- (Malawi). CORRUZIONE, DALLA SOCIETÀ CIVILE PRESSIONI SUL GOVERNO

Il governo deve fare di più e deve farlo presto, prima delle elezioni legislative e presidenziali in programma ad aprile: lo chiede la Grande coalizione della società civile del Malawi in merito a uno scandalo corruzione che ha anche determinato una sospensione di aiuti internazionali decisivi per la tenuta del bilancio di Lilongwe.

L’alleanza di organizzazioni non governative, riferisce il quotidiano Nyasa Times, ha espresso la propria posizione all’indomani di una conferenza stampa a Lilongwe nella quale i rappresentanti paesi donatori hanno ribadito che una ripresa degli aiuti è legata agli esiti delle inchieste in corso. I responsabili del Common Approach to Budget Support, un meccanismo al quale aderiscono Unione Europea, Inghilterra, Norvegia e Banca africana di sviluppo, hanno sottolineato che un giudizio definitivo sulla gestione della vicenda da parte del Malawi non potrà essere formulato prima di marzo.

Tra settembre e ottobre a Lilongwe sono stati accertati illeciti che hanno determinato una sottrazione di risorse pubbliche per l’equivalente di 185 milioni di euro. Le indagini hanno finora portato all’arresto di 48 funzionari, tra i quali l’ormai ex ministro della Giustizia Ralph Kasambara. Lo scandalo ha gettato un’ombra sull’esecutivo di Joyce Banda, presidente in carica dal 2012 che ad aprile cercherà un secondo mandato.

- (Cambogia). PRIMO MINISTRO NEGA DIMISSIONI, PROTESTE CONTINUANO

Al sesto giorno di protesta dell’opposizione guidata dal Partito per la salvezza nazionale della Cambogia e dal suo leader Sam Rainsy, il primo ministro Hun Sen ha smentito apertamente di potere accettare un scioglimento dell’Assemblea nazionale, destituire il governo e andare verso nuove elezioni. “Voglio chiarire che non ci saranno nuove elezioni, che nessuno scioglierà il parlamento e che non c’è alcuna necessità di tenere elezioni prima del termine previsto”, ha detto Hun Sen, al potere ininterrottamente per quasi un trentennio.

Per l’opposizione, le elezioni del 28 luglio sarebbero state sconfessate da ampie frodi da parte del Partito del popolo cambogiano di Hun Sen che ha così potuto vincere 68 dei 123 seggi all’Assemblea nazionale. Un margine molto ridotto rispetto a precedenti affermazioni, ma tuttavia sufficiente per garantirgli il potere per altri cinque anni.

Inutili finora le numerose manifestazioni organizzate da Sam Rainsy, rientrato poco prima del voto di luglio dall’esilio a Parigi, e dal suo vice Kem Sokha. Le manifestazioni finora non violente sono state represse con energia dalla polizia e per questo l’opposizione sta valutando se alzare il livello della protesta, ad esempio con blocchi stradali.

Per sensibilizzare la popolazione e organizzare proteste anche in aree esterne alla capitale, i leader del Partito per la salvezza nazionale della Cambogia stano viaggiando anche nelle provincie. Sempre dalle provincie sono arrivate migliaia di manifestanti che hanno preso parte alle dimostrazioni degli ultimi giorni.

- (Sud Sudan). JONGLEI, CONTROFFENSIVA DELL’ESERCITO

L’esercito ha riconquistato Mangalla, una cittadina sulle rive del Nilo situata a metà strada tra Juba e Bor, il capoluogo della regione di Jonglei da mercoledì sotto il controllo di gruppi ribelli: lo riferisce l’edizione online del National Courier, un quotidiano del Sud Sudan.

Secondo il giornale, reparti delle Forze armate fedeli al presidente Salva Kiir stanno muovendo verso Bor sia da sud che da nord. Mangalla è situata 121 chilometri a nord-est di Juba e a circa 70 a sud del capoluogo di Jonglei. A confermare spostamenti di truppe su un fronte settentrionale sono anche fonti della MISNA nella città di Wau. “Ieri – riferiscono – alcune migliaia di soldati erano all’aeroporto in procinto di essere trasferiti a Bentiu, il capoluogo di Unity”. Situata al confine con il Sudan, Unity è la regione di origine di Riek Machar, l’ex vice-presidente entrato in rotta di collisione con Kiir e sostenuto ora da alcuni reparti delle Forze armate e dalle unità di Peter Gadet che hanno assunto il controllo di Bor.

Secondo il quotidiano Sudan Tribune, ieri nell’area di Bentiu sono state assaltate due installazioni petrolifere e uccisi 16 lavoratori. La dinamica degli episodi resta da chiarire ma sulla base delle prime informazioni pare che gli aggressori fossero di etnia Nuer, la stessa di Machar, e che le vittime fossero per lo più Dinka, il gruppo di riferimento di Kiir.

Sempre ieri violenze si sono verificate ad Akobo, una cittadina della regione di Jonglei a pochi chilometri di distanza dal confine con l’Etiopia. Nell’assalto a una base delle Nazioni Unite un gruppo di uomini armati di etnia Nuer ha ucciso tre peacekeeper di nazionalità indiana. Non è chiaro se ci siano vittime o feriti tra i circa 30 civili che erano stati accolti nella base dopo aver chiesto protezione.

Ieri sera, mentre una delegazione di ministri degli Esteri dei paesi africani membri dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) era a Juba nel tentativo di favorire una mediazione tra Kiir e Machar, il rischio di un aggravarsi della crisi è stato sottolineato anche dal presidente degli Stati Uniti. Barack Obama ha annunciato l’invio di 45 militari a Juba per proteggere personale diplomatico e proprietà americane nella capitale. Allo stesso tempo, ha messo in guardia dal rischio che il Sud Sudan “precipiti nei giorni bui del passato”. Un riferimento al conflitto civile combattuto tra il 1983 e il 2005; prima che, due anni fa, il Sud divenisse uno Stato indipendente da Khartoum.

- (Thailandia). INCERTEZZA SU VOTO, VERSO DOMENICA DI MANIFESTAZIONI

Manifestazioni anti-governative ancora a segnare la giornata nel centro di Bangkok, mentre sembra incrinarsi la compattezza di gruppi e istituzioni attorno alla volontà della premier Yingluck Shinawatra di arrivare senza ulteriori indugi al voto anticipato del 2 febbraio. Ufficialmente in visita a diversi progetti nelle regioni nord-orientali del paese, la primo ministro Yingluck Shinawatra da due settimane sta di fatto lanciando la campagna elettorale del suo partito, il Puea Thai, nelle aree che ne sono tradizionale roccaforte e terra d’origine della sua famiglia. Rientrata oggi, ha presieduto stamattina una riunione del Consiglio di difesa nazionale, prima di recarsi alla sede della Commissione elettorale.

E la Commissione elettorale ha avanzato ieri la possibilità di un rinvio dell’appuntamento con le urne. Non solo perché troppo ravvicinato per consentire una campagna elettorale e uno svolgimento regolari, ma anche per il timore che possa accendere tensioni ancora maggiori.

Il rientro della premier a Bangkok, oggi, coincide con la seconda giornata di cortei in alcune strade del centro cittadino con partenza e rientro nel presidio presso il Monumento alla democrazia, ma domenica la capitale thailandese vedrà cinque raduni maggiori e una decina di raduni minori, convocati in posizioni strategiche per bloccare in pratica tutta l’area centrale della città con pesanti conseguenze sulla circolazione e sui servizi pubblici.

Una nuova prova di forza, in una giornata che sarà situata tra un sabato in cui il maggiore partito d’opposizione, quello dei Democratici, dovrà decidere se partecipare al voto oppure boicottarlo, e un lunedì di registrazione dei candidati con la possibilità di azioni della protesta per impedirla.

Sale intanto anche il costo economico della crisi. Nel solo ambito turistico, le autorità competenti segnalano un calo di arrivi di almeno 400.000 viaggiatori tra ottobre e novembre. Una tendenza che, ormai in alta stagione, sembra accelerare. Colpita in particolare la capitale, dove le minori presenze sono quantificate dalle organizzazioni di categoria al 25% della media stagionale.