Brevi dal mondo - Misna (19 dicembre 2013)

19.12.2013 14:41

- (Giappone). SI DIMETTE GOVERNATORE PER SOSPETTI FINANZIAMENTI ELETTORALI ILLECITI

Attese come da tradizione nel Paese del Sol Levante ma comunque clamorose, le dimissioni del governatore di Tokyo accusato di avere intascato finanziamenti irregolari. Un fatto che risale in realtà a a più di un anno fa, precedente alla sua elezione a dicembre alla guida della capitale. Naoki Inose, che aveva il non facile compito di uguagliare in popolarità e durata in carica il suo predecessore, il controverso ma popolarissimo araldo del nazionalismo nipponico Shintaro Ishihara, di cui era stato vice per cinque anni, ha inviato oggi una lettera al presidente dell’assemblea metropolitana comunicando la sua decisione.

Secondo la ricostruzione dei media, il 67enne Inose avrebbe ricevuto nel novembre 2012 l’equivalente di 500.000 dollari da un importante gruppo ospedaliero privato, il Tokushukai, denaro che ha restituito lo scorso settembre dopo che il gruppo era finito nel mirino delle autorità giudiziarie per questioni legate alla gestione finanziaria. L’ex governatore insiste che il denaro fu un prestito personale ottenuto attraverso un parlamentare della Camera dei Rappresentanti, figlio del fondatore del Tokushukai, e non una donazione alla sua campagna elettorale. In questo secondo caso, si tratterebbe di reato in quanto la legge obbliga i candidati e i partiti a dichiarare i fondi ricevuti.

Ieri l’Assemblea metropolitana di Tokyo aveva deciso di avviare una commissione investigativo per chiarire meglio il caso, date versioni discordanti fornite da Inose. L’annuncio di Inose, chiude le porte alla commissione ma non a ulteriori indagini. Timore degli amministratori cittadini è che uno scandalo possa non solo colpire la conduzione di una metropoli di oltre 13 milioni di abitanti, al centro dell’area urbana più popolata e produttiva del Giappone, ma anche influire sui preparativi in corso per le Olimpiadi 2020, assegnate a Tokyo con il grande contributo di Inose, e la preparazione del bilancio per il prossimo anno fiscale.

- (Venezuela). MADURO APRE AL DIALOGO CON L’OPPOSIZIONE

“Era necessario fare questo passo e ve lo dico per aprire una nuova tappa e per sigillare una volontà collettiva di pace”: così il presidente Nicolás Maduro si è rivolto a governatori e sindaci dell’opposizione convocati nel tentativo di aprire il dialogo e superare le divisioni, divenute ancor più profonde in Venezuela dopo la morte, quest’anno, di Hugo Chávez.

“Non sono qui per abbassare le bandiere né a chiedere che qualcuno lo faccia. Chiedo solo di canalizzarci, come abbiamo fatto l’8 dicembre – giorno del voto per le municipali – in democrazia, in pace, nel rispetto delle regole del gioco” ha detto ancora Maduro, seguendo lo stile dello stesso Chávez, solito a rivolgere appelli all’opposizione dopo difficile tappe elettorali.

Maduro ha rivolto quindi un’esortazione a “passare a tappe superiori di tolleranza” per attenuare la polarizzazione che ha dominato negli ultimi il Venezuela, mentre il leader dei conservatori e suo ex sfidante alle ultime presidenziali, Henrique Capriles, ancora si rifiuta di ammettere la sconfitta.

Da parte sua, il sindaco della regione metropolitana di Caracas, Antonio Ledezma, ha invitato Maduro a “risolvere la crisi di governabilità”, una sfida, ha detto, in cui è fondamentale il rispetto della Costituzione. “Non siamo qui come se fossimo a un duello, per vedere chi spara per primo. Siamo qui per parlare dei problemi che patiscono tutti i venezuelani, a dare una testimonianza di una convivenza” ha detto Ledezma, appena confermato all’incarico. L’opposizione, ha aggiunto, “è pronta a un dialogo critico…che non implica tuttavia rinunciare ai propri principi”. Grande assente all’incontro è stato proprio Capriles che sul suo profilo Twitter ha dichiarato di non aver ricevuto “alcun invito”.

Alle municipali dell’8 dicembe, il governo ha conquistato il 73% dei 337 comuni in palio, ma l’opposizione ha registrato progressi, affermandosi nel distretto metropolitano di Caracas e nella seconda città del paese, la metropoli petrolifera di Maracaibo, oltre che nelle più popolate, Valencia, Barquisimeto e la più che simbolica Barinas, roccaforte della famiglia Chávez.

- (Sud Sudan). CRISI SI ALLARGA, SCONTRI NELLO STATO DI JONGLEI

Almeno 19 civili sarebbero rimasti uccisi negli scontri in corso nelle ultime ore a Bor, capoluogo dello stato di Jonglei e una delle principali città del Sud Sudan, a circa 200 Chilometri da Juba. Lo riferisce la Croce Rossa Sud Sudanese che sta portando assistenza alle migliaia di sfollati rifugiatisi nella base dell’Onu alla periferia della località. “I ribelli comandati da Peter Gadet sono arrivati ieri sera, intorno alle cinque” dice alla MISNA Jacob Achiek Jok, coordinatore dell’organizzazione ‘Gurtong’ per la pace e la riconciliazione a Jonglei. “Subito sono cominciati spari e la gente si è rintanata nelle case. Poi col passare delle ore, diverse migliaia sono fuggiti verso la missione dell’Onu, e lì si sono rifugiati”.

Questa mattina le strade della città appaiono deserte. “ci sono due grandi incendi nei principali mercati del centro e qui è là segni di devastazione e saccheggi. L’atmosfera è molto tesa”.

Fonti locali riferiscono che i ribelli di Gadet, integrato nell’esercito come generale e che ieri assieme ai suoi uomini ha disertato assaltando e conquistando due caserme dell’esercito regolare nel capoluogo di Jonglei, pattugliano la zona intorno alla base militare di Malaul-chaat, a circa cinque chilometri da Bor e quella di Pan-Pandiar, a 30 chilometri dal centro.

Violenze si sono registrate nelle ultime ore anche a Pibor, nello stesso stato di Jonglei, 340 chilometri a nord-est di Juba, un’altra ‘zona calda’ del paese. Qui “scontri tra comunità Nuer e Dinka hanno lasciato sul terreno almeno 15 persone” dice alla MISNA Simon Ding, coordinatore locale del Gurtong, aggiungendo però che “ci sono tuttora numerosi dispersi e quindi il bilancio delle vittime potrebbe salire”.

A testimoniare che, con il passare delle ore, la situazione nel paese sembra complicarsi, a Juba le rappresentanze diplomatiche procedono con l’evacuazione del “personale non essenziale”. Dall’aeroporto della capitale voli diretti per Nairobi e Addis Abeba risultano carichi di operatori umanitari, diplomatici africani, europei e americani.

Da New York il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è detto “molto preoccupato per l’evolversi delle violenze” in Sud Sudan e chiesto a tutte le parti in lotta di “cessare immediatamente ogni forma di ostilità”.

- (Africa). BREVI DALL’AFRICA (Burundi, Sudafrica/R.D.Congo, Niger, Africa occidentale)

BURUNDI – Una vasta consultazione sulla controversa revisione della Costituzione si è aperta oggi in parlamento, con la partecipazione di 170 persone tra esponenti delle forze politiche, della società civile e delle confessioni religiose. Il progetto di revisione, approvato dal governo tre mesi fa nella massima discrezione, ha provocato un’alzata di scudi nel paese. L’esecutivo è stato costretto a fare marcia indietro, chiedendo all’Assemblea nazionale di organizzare un dibattito nazionale inclusivo. Tra i punti contestati quello sul numero dei mandati presidenziali: in base al progetto del governo, il presidente Pierre Nkurunziza, in carica dal 2005, sarebbe autorizzato a candidarsi a un terzo mandato. Un altro emendamento prevede la soppressione della maggioranza dei due terzi necessaria per l’adozione di una legge in parlamento.

SUDAFRICA/R.D. CONGO – Il ritiro “in tempi brevi” delle truppe sudafricane dispiegate dal 2001 in Repubblica democratica del Congo: lo ha annunciato il ministro della Difesa di Pretoria, Thabang Makwetla, in dichiarazioni rilasciate all’emittente Sabc, dopo una sua recente visita a Goma, capoluogo del Nord Kivu. “Dopo la firma di accordi di pace tra il governo congolese e la ribellione del Movimento del 23 marzo (M23), c’è una situazione di pace relativa” ha detto Makwetla, precisando che i soldati sudafricani potrebbero ritirarsi alla scadenza del proprio mandato senza, però, specificarne la data. Mentre prosegue l’operazione congiunta tra caschi blu (Monusco) e esercito congolese contro i ribelli delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), il capo della missione Onu, Martin Kobler, ha detto che nelle ultime settimane “circa 11.000 membri di gruppi armati sono già stati disarmati”.

NIGER – In pieno braccio di ferro nella rinegoziazione dei contratti – in scadenza a fine anno – tra le autorità di Niamey e la società francese Areva, è giunta una nuova accusa ai danni del gigante dell’uranio. L’Osservatorio sul nucleare è tornato ad accusare Areva di “corruzione” in merito al pagamento “senza alcuna contropartita” di un aiuto di 35 milioni di euro, sulla base di dichiarazioni rilasciate in parlamento dal ministro nigerino delle Finanze, Gilles Baillet, nel dicembre 2012. Il ministro aveva parlato di “dono”, di cui una parte sarebbe stata utilizzata per spese legate all’aereo presidenziale. Domani a Parigi si apre il processo per “diffamazione” nei confronti dell’Osservatorio sul nucleare dopo la denuncia sporta da Areva. Da mesi il governo nigerino denuncia un “partenariato squilibrato” e sta cercando di ottenere condizioni contrattuali più favorevoli nello sfruttamento delle miniere del nord.

AFRICA OCCIDENTALE – Un commercio dal valore stimato in 1,2 bilioni di dollari quello della droga in Africa occidentale, con una rete di trafficanti attiva in tutta la regione: a lanciare l’allarme è il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, mentre il Consiglio di sicurezza ha espresso “seria preoccupazione” per un fenomeno “crescente”. Conseguenze principali del vasto giro d’affari che fa dell’Africa occidentale una zona di transito della droga tra l’America latina e l’Europa sono l’insicurezza diffusa e il consumo di sostanze illecite da parte di un milione di africani, con “ripercussioni negative per lo sviluppo” dell’estesa e povera regione.

- (Sudafrica). SINDACATO VERSO ROTTURA ALLEANZA CON GOVERNO

La rottura con la principale confederazione sindacale del paese e l’avvio di un percorso politico in contrapposizione al governo dell’African National Congress (Anc): di questo discutono nella città di Boksburg i delegati del National Union of Metalworkers of South Africa (Numsa), un’organizzazione con 232.000 iscritti.

In una bozza di risoluzione che dovrebbe essere messa ai voti domani, nella giornata conclusiva del congresso, si stabilisce il principio che il sindacato possa condurre una campagna iscrizioni rivolta anche a lavoratori non impiegati nel comparto metalmeccanico. Numsa entrerebbe in questo modo in conflitto con le regole della Confederation of South African Trade Unions (Cosatu), che vietano una competizione tra le sigle aderenti.

A Boksburg, martedì, è stato eletto un nuovo presidente del sindacato. Nel suo primo discorso dopo il voto dei delegati Andrew Chirwa ha messo in discussione l’opportunità di continuare a sostenere il governo fondato sull’alleanza tra Anc, Cosatu e Partito comunista e in particolare una candidatura di Jacob Zuma a un secondo mandato alla guida dello Stato. Tra le ipotesi sul tavolo c’è anche la costituzione di una nuova formazione politica in vista delle elezioni in programma ad aprile.

- (Caraibi). MIGRANTI, SANTO DOMINGO PREPARA COLLOQUI CON HAITI

Il governo di Santo Domingo formerà a giorni una commissione speciale per riavviare il dialogo con Port-au-Prince, sospeso dopo la reazione di Haiti a una controversa sentenza della Corte costituzionale dominicana che ha disposto la “de-nazionalizzazione” dei dominicani nati da parenti stranieri; una misura che potrebbe colpire fino a 250.000 persone, per lo più haitiani.

Lo ha annunciato il presidente dominicano Danilo Medina, precisando che ai futuri incontri bilaterali, da tenersi in data ancora indeterminata, parteciperanno esponenti dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite e del governo del Venezuela, che ha agito finora da mediatore fra le parti. Proprio grazie al venezuelano Nicolás Maduro, Medina si è riunito martedì con il suo omologo haitiano Michel Martelly a Caracas per decidere la ripresa del dialogo.

I due paesi che si dividono l’isola di Hispaniola avevano sottoscritto il 19 novrembre, sempre a Caracas, un protocollo per ufficializzare il dialogo sulla questione migratoria con l’impegno di Santo Domingo a “regolarizzare” i discendenti degli haitiani che perderanno la nazionalità dominicana. Il ministro della presidenza dominicano, Gustavo Montalvo, ha spiegato che il governo creerà un nuovo “procedimento speciale di naturalizzazione”.

Ma il dialogo era infine stato sospeso da Santo Domingo dopo un pronunciamento, il 27 novembre, della Comunità caraibica (Caricom) contro il verdetto della Corte costituzionale dominicana; pronunciamento con cui la Caricom ha sospeso l’atteso ingresso della Repubblica Dominicana nell’organismo regionale.

- BREVI DAL MONDO ARABO (Egitto, Libia, Iraq, Siria)

EGITTO – Un tribunale egiziano ha assolto Ahmed Shafiq, ex primo ministro sotto il regime di Hosni Mubarak e i due figli dell’ex rais, Alaa e Gamal, dalle accuse di corruzione che gli venivano imputate. Shafiq, residente negli Emirati Arabi Uniti e processato in contumacia, e i due Mubarak dovranno affrontare una nuovo processo con lo stesso capo di imputazione.

LIBIA – La compagnia libica Afriqiyah Airways lancerà a partire da gennaio i collegamenti diretti da Tripoli per Dubai e Algeri. Sono previsti tre voli settimanali per la tratta Tripoli-Dubai e a partire dal 13 gennaio un volo settimanale Bengasi-Dubai. Secondo l’agenzia di stampa Lana, il 7 gennaio cominceranno anche i voli Tripoli-Algeri due volte a settimana.

EGITTO – Spionaggio e cospirazione a favore di Hamas e di altri gruppi armati con finalità di terrorismo. Sono i nuovi capi di imputazione nei confronti dell’ex capo di Stato Mohammed Morsi destituito con un colpo di stato militare il 3 luglio scorso e già alla sbarra per istigazione alla violenza insieme ad altri dodici imputati. Gli stessi addebiti sono stati mossi ad altri 35 dirigenti dei Fratelli Musulmani, fra i quali Mohammed Badie, guida suprema della Confraternita.

IRAQ – È di 22 morti e una ventina di feriti il bilancio di un attentato suicida che ha colpito questa mattina a Baghdad un gruppo di pellegrini sciiti. L’attentatore si è fatto esplodere in un punto di ristoro per i pellegrini in viaggio verso Karbala a Dura, nel sud della capitale. Ieri, altri 5 pellegrini sciiti erano rimasti uccisi e 10 feriti in un attentato simile a Khales, a nord di Baghdad.

SIRIA – Carceri segrete nelle quali si torturano i prigionieri e si compiono esecuzioni sommarie sarebbero state create nel nord del paese dai gruppi jihadisti legati ad Al Qaida. Le accuse sono contenute in un rapporto di Amnesty International che si basa sui resoconti di testimoni oculari. Sarebbero sette, in particolare, i centri di detenzione creati dal gruppo estremista islamico. I centri si trovano nelle province settentrionali di Aleppo e di Raqqa.