(Bolivia) Evo Morales nazionalizza l’impresa spagnola Sabsa (Alfredo D'Alessandro, Meridiani, 23 febbraio 2013)

24.02.2013 09:34

Lunedì 18 gennaio il presidente boliviano Evo Morales ha dato il via alla nazionalizzazione dell’impresa Sabsa, una filiale dei colossi spagnoli Abertis e Aena che si occupa di amministrare la logistica e i servizi degli aeroporti boliviani. Per il governo boliviano il provvedimento si è reso necessario a causa degli scarsi investimenti realizzati da Sabsa nel settore dei trasporti aerei. “Non c’è stato nessun miglioramento, nessun investimento e neppure un ampliamento degli aeroporti. Queste sono le ragioni che ci hanno obbligato a prendere questa decisione” ha detto il presidente Morales nella conferenza stampa successiva all’espropriazione della Sabsa.

Subito dopo l’annuncio della nazionalizzazione della Sabsa, Morales ha dato ordine all’esercito boliviano di dispiegarsi nei tre principali aeroporti del paese: quelli di El Alto, Santa Cruz e Cochabamba. Una decisione giustificata dal presidente come un atto simbolico di riappropriazione degli hangar aeroportuali da parte dello Stato.

Nel 2012 l’amministrazione Morales aveva proposto alla Sabsa un aumento degli investimenti per la manutenzione degli aeroporti, un piano inizialmente fissato intorno al valore di 36 milioni di dollari. La Sabsa ha, però, rifiutato il piano d’investimento proposto dal governo ha dichiarato il ministro delle opere pubbliche, Vladimir Sànchez. L’impresa aveva infatti condizionato il piano del governo alla possibilità di aumentare le tariffe dei servizi congelate dal 2011, ipotesi respinta dal governo boliviano.

La Sabsa è la sesta compagnia con capitale spagnolo ad essere stata nazionalizzata in Bolivia in meno di un anno. Dal 2006, poco dopo la sua elezione, Morales ha iniziato una politica di nazionalizzazioni per riportare sotto il controllo statale settori strategici come energia, telecomunicazioni e trasporti. Stessa sorte è toccata anche ad imprese francesi, italiane e inglesi e, per quanto riguarda l’America Latina, a compagnie di Brasile, Perù e Messico.

Secondo uno studio del centro di analisi economica, Fundaciòn Milenio, la Spagna è il paese che ha subito più espropriazioni, nonostante dal 2009 quelli spagnoli rappresentino circa il 25% del totale degli investimenti diretti in Bolivia. A maggio del 2012, la Bolivia ha espropriato la Transportadora de Electricidad, un’impresa che si occupa della gestione dell’energia elettrica boliviana della quale la Red Electrica de Espana deteneva quasi il 100% delle azioni. E lo scorso dicembre sono state nazionalizzate altre quattro compagnie del settore dell’elettricità gestito dal colosso energetico spagnolo Iberdrola.

“La Bolivia ha bisogno di soci non di padroni” ripete incessantemente Morales con ogni nuova nazionalizzazione. Il governo boliviano accusa gli investitori stranieri di ottenere grandi proventi dall’utilizzo delle risorse naturali e della forza lavoro, senza promuovere una politica di investimento per sviluppare i settori in cui operano. Nel caso di Sabsa, Morales ha accusato il colosso spagnolo di aver generato utili di circa il 2000% superiori al valore dell’attività aeroportuale rilevata e di aver investito dal 2006 al 2011 meno di 6 milioni di dollari rispetto ai 27 inizialmente promessi per lo sviluppo del settore.

La politica di espropriazione promossa da Morales ha avuto effetti negativi a livello economico. Secondo la Fundaciòn Milenio, da quando lo Stato boliviano ha assunto il controllo delle imprese espropriate si è ridotta significativamente l’esplorazione degli idrocarburi e le riserve di gas e petrolio. La Bolivia ad oggi dovrebbe risarcire circa 1.100 milioni di dollari alle imprese che hanno subito le espropriazioni. Tra chi ha già ricevuto risarcimenti rilevanti ci sono il colosso brasiliano del petrolio Petrobras (con 112 milioni di dollari) e l’italiana Entel (209 milioni). Ad oggi, ben nove compagnie stanno aspettando di essere risarcite attraverso la via dei tribunali arbitrali e dei negoziati diretti col governo boliviano. La Abertis e Aena, compagnie spagnole proprietarie della Sabsa, hanno annunciato che chiederanno 90 milioni di dollari al governo boliviano come risarcimento per la nazionalizzazione dell’impresa.

Per l’analista economico, Herbert Muller, le nazionalizzazioni hanno effetti negativi anche nel settore degli investimenti privati. In Bolivia, i capitali investiti dai privati si sono ridotti del 7% nell’ultimo anno rispetto al 2011 e, dato che la maggior parte di questi proviene dall’estero, la recente nazionalizzazione della Sabsa da parte di Morales potrebbe aggravare il trend nel 2013. Un altro economista, Francisco Zaratti, sostiene che le nazionalizzazioni non sono state ben ponderate. Spesso, con questo tipo di politica, il presidente boliviano ha cercato di avvantaggiare alcuni sindacati o di soddisfare richieste di movimenti che minacciavano agitazioni sociali.

I lavoratori della Sabsa hanno sostenuto la decisione presa dal governo. “E’ stata fatta giustizia perché da molti anni la Sabsa sta ingannando i boliviani. Il presidente Evo Morales ha preso una saggia decisione” ha dichiarato il segretario generale del sindacato dei lavoratori dell’impresa, Alfredo Chàvez. Il governo boliviano ha annunciato che ora saranno destinati circa 56 milioni di dollari perinvestimenti nel settore aeroportuale. Il ministro Sànchez ha anticipato che lo Stato si farà carico di trovare i fondi necessari per migliorare i servizi aeroportuali e applicare un programma di sviluppo che duri fino al 2022.

Durissima è stata invece la reazione della Spagna alla notizia della sesta nazionalizzazione di Morales. Il ministro degli esteri e della cooperazione spagnolo, Josè Manuel Garcìa-Margallo, ha dichiarato che il governo ha intenzione di rivedere i rapporti diplomatici con la Bolivia e di presentare la questione all’Unione europea. L’ambasciatrice boliviana in Spagna, Carmen Almendras, si è riunita mercoledì scorso con i rappresentanti del governo spagnolo per stabilire un’agenda di dialogo sulla questione delle espropriazioni delle imprese spagnole in Bolivia.