(Australia) Sigillate le porte ai boat people, linea dura verso i trafficanti (Misna)

19.07.2013 11:53

L’Australia chiude le porte all’immigrazione non autorizzata. Non vi saranno più rifugi in aree periferiche del territorio australiano per i boat-people che qui arrivano con viaggi lunghi e pericolosi, spesso pagando con la vita il tentativo, e per chi cercherà la qualifica di profugo lo screening sarà effettuato in paesi vicini. Se sarà infine approvata la condizione di rifugiato, loro destinazione finale non sarà l’Australia, con le sue opportunità, ma la Papua-Nuova Guinea, uno dei paesi più poveri dell’area Asia-Pacifico.

“Gli australiani ne hanno abbastanza di vedere la gente annegare nelle acque settentrionali del nostro paese. L’Australia ne ha abbastanza di trafficanti di esseri umani che sfruttano quanti cercano asilo e stanno a guardare mentre annegano in alto mare” ha fatto sapere il premier conservatore Kevin Rudd, sottolineando questa mattina in un’intervista condivisa con il primo ministro della Papua-Nuova Guinea (PNG) Peter O’Neill, che chi non sarà accolto sarà rimpatriato verso i paesi d’origine. L’Isola di Manus sarà il centro principale di detenzione e verifica del “nuovo corso” australiano, decisamente virato su una linea intransigente nei confronti di trafficanti di esseri umani con la connivenza di alcuni paesi asiatici, inclusa la vicina Indonesia da cui i disperati provenienti da Medio Oriente, Iran, Afghanistan e Sri Lanka tentano l’ultima traversata verso le più vicine coste australiane. L’azione ha però anche un chiaro intento di dissuasione vero le migliaia di persone (13.000 solo dall’inizio dell’anno) che per sfuggire da violenza e povertà hanno deciso o decideranno di raggiungere un paese considerato benestante e ospitale.