Al conclave i cardinali cercano una nuova Polonia (Piero Schiavazzi, Limes online, 7 marzo 2013)

07.03.2013 12:34
Se nelle dichiarazioni dei cardinali la geografia non appare prioritaria, per lo Spirito Santo, al contrario, sembrerebbe il principale criterio ispiratore.

La prima a uscire dalla Sistina, insieme alla fumata bianca, è una colomba viaggiatrice, precedendo il nuovo papa e lo sciame dei cardinali.

Il fumo sparisce rapidamente in alto, come un'anima che torna a casa. La colomba invece punta decisa verso terra, perseguendo un mandato geopolitico e d'intelligence. Secondo una precisa strategia d'attacco, che smentisce la tradizionale prudenza dei mittenti.

Se nelle dichiarazioni dei cardinali la geografia non appare prioritaria, per lo Spirito Santo, al contrario, sembrerebbe il principale criterio ispiratore. Come un irresistibile magnetismo che orienta la bussola degli elettori, attirandoli al di là dei loro calcoli, convinzioni e cognizioni.

Negli ultimi due conclavi, la colomba è volata audacemente al di là delle linee nemiche, posandosi nell'accampamento avversario e operandovi da guastatore. Fu così che nel 1978, da uno stallo tutto italiano tra conservatori e progressisti, venne fuori la sorpresa Wojtyla. Come una bomba a tempo piazzata oltre cortina, emozionando i popoli e terrificando i regimi.

Benedetto Croce, a riguardo, parlerebbe laicamente di "astuzia della ragione", che sottende gli avvenimenti. Giovambattista Vico invece di "provvidenza". Cambia la visione filosofica, non la lettura storica, coincidente nelle analisi e convergente nei risultati.

Già sei giorni dopo, il papa polacco innescò il detonatore. Il grido inaugurale del pontificato, "aprite i confini degli Stati", risuonò come un esorcismo geopolitico e un vaticinio della globalizzazione, presagio di nuovi orizzonti, nell'immaginario di un pianeta stregato dalla logica dei blocchi.

Ratzinger nel 2005 giocò addirittura d'anticipo, pronunciando sulla soglia della Sistina un appello agli elettori e una dichiarazione di guerra, "si va costituendo una dittatura del relativismo", nell'omelia della Missa pro eligendo pontifice. Il nemico questa volta risiedeva nella parte occidentale del continente, dove la colomba planò bellicosa con l'elezione di un tedesco, pastore timido ma intellettuale d'assalto, che avrebbe portato la sfida nel tempio secolare dei parlamenti, dal Reichstag a Westminster, cornice dei suoi discorsi più celebri.

Otto anni dopo il passaggio delle chiavi coincide con l'arrivo della primavera e un cambio di stagione meteorologico, ma non psicologico, in una Chiesa che appare avvolta da un plumbeo autunno. Una consapevolezza che ha indotto Benedetto XVI a sconvolgere il calendario del pontificato, anticipando ancora tutti. La barca di Pietro ritrova rotta e compattezza se affronta gli oceani sconosciuti, al comando di ammiragli coraggiosi, ma si logora e mostra la ruggine quando resta ormeggiata sulla riva del Tevere, nella litigiosità di una ciurma oziosa. La bussola sente il richiamo di terre lontane e per la colomba è giunto il momento delle grandi traversate, in direzione di altri emisferi.

L'ago magnetico in queste ore sta facendo il giro del mondo, attratto da intensi segnali geopolitici.

L'America Latina, dove un papa brasiliano esordirebbe in casa, nell'apoteosi della giornata della gioventù, per riannodare il legame con il futuro non solo in termini di feeling generazionale, ma di programmi politici e sociali, piantando la bandiera del magistero sulla terza via intrapresa con successo dai paesi dell'area.

L'Estremo Oriente, in cui un pontefice asiatico, dal prospiciente arcipelago delle Filippine, o persino cinese, dalla testa di ponte di Hong Kong, si cimenterebbe nel ruolo che fu della Polonia di fronte a un altro impero, girando le chiavi di Pietro nella serratura della nazione proibita.

Infine l'Africa profonda, in cui un papa nero assurgerebbe a leader del riscatto di un continente, dove il cristianesimo si mostra più vitale che mai, versando tuttavia un tributo di morte al fondamentalismo e al sottosviluppo. Non ci è dato di sapere se la colomba, che i cardinali hanno invocato con il Veni Creator Spiritus, aleggi già nelle congregazioni generali, con il suo punto di vista geopolitico.

Più probabilmente, per non restare impigliata nelle trame degli uomini, aspetterà le porpore al varco della Sistina, dove si sente più a suo agio.

Apparendo dall'arca dopo il diluvio, così come la dipinge Michelangelo, per dare un colpo d'ala al dibattito e ispirarlo a visioni più globali.