Aggiornamenti quotidiani dalla stampa italiana 1 (15 dicembre 2013)
- Telecom e gli acquisti Usa. Vegas: violate le regole. L'irruzione del fondo americano Blackrock, salito a sorpresa dal 5 al 10,4% in Telecom Italia, ha spiazzato i vertici del gruppo telefonico che venerdì dovranno sottoporsi alla fiducia dei soci in assemblea. Su Blackrock, che a questo punto può essere determinante per l'esito del vito, sta indagando la Consob. Il presidente Vegas: violate le regole, non siamo una colonia. (...) (Federico De Rosa, Corriere della Sera, 15 dicembre 2013)
- Germania, un'alleanza sotto il segno del dialogo. Tre mesi per formare un governo di coalizione, nonostante la schiacciante vittoria di Angela Merkel, dicono che nemmeno la "perfetta" Germania è immune da trattative estenuanti e alchimie della politica. Ma il referendum, con cui ieri quasi il 76% degli iscritti alla Spd ha approvato l'accordo, conferma il buono stato di salute della democrazia tedesca. (...) (Massimo Nava, Corriere della Sera, 15 dicembre 2013)
- I rilievi di Bruxelles, gli impegni da rispettare. Si possono condividere o no dubbi e scetticismi europei sulla capacitù, mostrata finora dall'Italia, di fare consolidamento fiscale e riforme strutturali all'altezza di direttive e ambizioni europee. Si può anche criticare l'opportunità di tranciare in media res giudizi, di sicuro legittimi ma precipitosi, sulla volontà italiana di rispettare gli impegni presi. Se però, dati alla mano, si mette a confronto quello che nell'ultimo quinquiennio di euro-crisi hanno fatto Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo e quello che invece ancora non ha fatto l'Italia e neanche la Francia, quei dubbi appaiono meno gratuiti e molto più comprensibili. Prendiamo la spesa pubblica, uno dei parametri su cui Bruxelles ci tallona da vicino per varie ragioni: perchè finora su questo fronte non abbiamo fatto granché. Perchè in qualche modo rappresenta la madre di tutte le battaglie contro lo Stato ipertrofico e parassitario, contro sprechi e inefficienza di istituzioni e pubbliche amministrazioni: sanità, scuola e welfare, una giustizia scandalosamente latitante, disservizi a macchia d'olio. Insomma, contro un'immensa zavorra che dovunque paralizza i riflessi dell'economia invece di porsi al suo servizio per favorire crescita e competitività di sistema. Perchè infine, dovunque sia arrivata la "troika" europea, ha diretto la sua furia risanatrice e rigorista sulla variabile della spesa pubblica. Con qualche risultato positivo se è vero che si comincia a vedere, nei paesi che hanno subito la cura, il ritorno degli investimenti e di un export più competitivo. Nell'ultimo quinquiennio di passione la Grecia ha ridotto la spesa pubblica (al netto degli interessi) di un terzo, 29 miliardi, portandola in totale a poco più di 72. L'Irlanda l'ha tagliata di 5,5 facendola scendere a 57,7. Il Portogallo di 2,9 per arrivare a 69,5. La Spagna di 9,1 per toccare i 395 miliardi in tutto. L'Italia invece non solo non ha provato a contenerla ma l'ha addirittura aumentata di 12,5 miliardi portandola poco sopra i 664 miliardi. Per la verità la Francia ha fatto anche di meglio correndo in controtendenza, con un incremento da 103,2 miliardi per un totale di 1.046: +11% contro il 2 italiano. (...) (Adriana Cerretelli, Il Sole 24 Ore, 15 dicembre 2013)