Africa. Dubbi e timori per la strategia militare francese (Misna)

13.05.2014 11:22

“Oggi pensiamo che la sicurezza del paese è stata raggiunta”: lo ha detto il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian durante la tappa ivoriana della sua visita in Africa occidentale, dal Senegal alla Mauritania. A tre anni dalla violenta crisi elettorale del 2011, conclusa con più di 3000 vittime, la Costa d’Avorio è relativamente stabile ad eccezione di attacchi sporadici lungo il poroso confine con la Liberia, ad ovest.

Il miglioramento della situazione sul piano della sicurezza, però, non significa un ridimensionamento della presenza militare di Parigi nell’ex colonia. Ad Abidjan Le Drian ha annunciato la trasformazione, dal prossimo gennaio, in “base militare operativa avanzata” della forza francese Licorne, dispiegata in Costa d’Avorio dal 1992. La ‘missione’ sarà chiamata Forze francesi in Costa d’Avorio (Ffci) e gli effettivi aumenteranno nel 2016. Lo stato maggiore delle Forze armate francesi intende accrescere la presenza dei militari di stanza al campo di Port Bouet da 450 a 800 uomini.

“Abbiamo deciso di riorganizzare il nostro dispositivo militare al livello regionale con l’obiettivo principale di consentire la piena attuazione della lotta al terrorismo” ha sostenuto Le Drian.

In base al nuovo accordo militare firmato nel 2012 tra Abidjan e Parigi, che sarà presto sottoposto al voto dei deputati ivoriani, la missione militare francese nel paese rappresenterà un serbatoio di truppe convenzionali in grado di intervenire “in modo rapido” nell’intero continente, ma servirà anche da centro di appoggio logistico per le operazioni di sicurezza nella fascia del Sahel e del Sahara. Tuttavia le Ffci potranno ancora intervenire, se fosse necessario, a tutela della sicurezza in Costa d’Avorio, che tornerà alle urne per le presidenziali nel 2015.

Per il quotidiano del Burkina Faso ‘Le Pays’, la riorganizzazione e il nuovo impegno militare della Francia in Africa occidentale “è la dimostrazione del fallimento delle politiche di sicurezza attuate finora” ma anche dell’“incapacità dei paesi africani di elaborare insieme una strategia comune di lotta al terrorismo”. Evidenziando la “complessità” dei rapporti annosi tra Parigi e le sue ex colonie africane, ‘Le Pays’ denuncia il fatto che “prima di proteggere gli africani, la Francia protegge i suoi interessi: i suoi concittadini, le sue industrie, le sue banche e le risorse naturali”.

Ufficialmente la Francia ha soltanto una base permanente nel continente, a Gibuti, con 1900 soldati. In realtà diverse basi “provvisorie” costituiscono il fulcro della presenza militare francese in Africa: a Ouagadougou, che ospita forze speciali, a Niamey, base di droni, caccia e servizi di informazione, e in prospettiva ad Abidjan e N’Djamena, con una capacità di intervento continentale. Altre truppe sono di stanza a Dakar e Libreville mentre a Bamako sarà trasformata la missione Serval. In Centrafrica è in corso l’operazione Sangaris, che oggi può contare su 2000 uomini.