(Africa) Ad Abuja 12 anni dopo, per battere Aids e malaria (Misna)

15.07.2013 14:56

Diritto alle cure, impegno dei governi, riforma dei sistemi sanitari: sono i temi al centro, oggi e domani, di un vertice sulla lotta all’aids, alla tubercolosi e alla malaria al quale partecipano i capi di Stato e di governo dei paesi membri dell’Unione Africana (UA).

L’incontro, in corso ad Abuja, consentirà di fare un punto sugli impegni assunti dai paesi del continente in occasione di un altro vertice che si tenne nella capitale nigeriana 12 anni fa. L’esigenza di incrementare gli sforzi per garantire a tutti il diritto all’assistenza, in primo luogo attraverso più investimenti pubblici e riforme mirate dei sistemi sanitari, è il filo rosso di un documento presentato ad Abuja dal commissario dell’Unione Africana per le Questioni sociali Mustapha Sidiki Kaloko. Dodici anni fa nella capitale nigeriana fu concordato che ciascuno Stato devolvesse al settore sanitario almeno il 15% delle proprie entrate. Un impegno non rispettato da tutti ma che, si legge nel documento dell’UA, ha comunque portato a un generale aumento degli stanziamenti pubblici e a direttive politiche potenzialmente in grado di “garantire un accesso universale alle cure”.

L’Africa è il continente più colpito sia per quanto riguarda l’aids che per la malaria. A sud del Sahara, però, ci sono stati alcuni sviluppi positivi. Stando a dati dell’Organizzazione mondiale della sanità e di altre agenzie delle Nazioni Unite, nell’ultimo decennio il numero dei decessi causati dalla malaria è diminuito di un terzo. In sette paesi africani, poi, il numero dei contagi da virus dell’hiv si è dimezzato nell’arco di appena tre anni.

Questi numeri e queste dinamiche saranno al centro del vertice, denominato Abuja +12. Resteranno invece fuori le polemiche alimentate da giornali e organizzazioni europee e nord-americane sulla presenza nella capitale nigeriana di Omar Hassan Al Bashir, capo di Stato sudanese incriminato dalla Corte penale internazionale in relazione al conflitto in Darfur.