(Spagna) Proteste in Spagna contro corruzione dei popolari e austerità (Tiziana Trotta, Meridiani, 27 febbraio 2013)

27.02.2013 16:25

Una pioggia di buste da lettera ha accompagnato l’avanzare di migliaia di manifestanti spagnoli, che tra magliette verdi in difesa dell’istruzione pubblica e lenzuola bianche contro i tagli alla sanità, sono scesi in piazza lo scorso 23 di febbraio per chiedere le dimissioni del governo di Mariano Rajoy. Al grido di “le tue bustarelle, i miei tagli”, medici, professori, minatori, pompieri, studenti, indignados, giovani, pensionati e altre innumerevoli categorie hanno scelto il simbolico anniversario del tentativo di golpe di Stato del 1981 per esigere dall’esecutivo la fine delle politiche di austerità, oltre che delle chiare spiegazioni sullo scandalo di corruzione che sta mettendo alle strette il Partito popolare (PP). 

Se oltre trent’anni fa il maggior timore era rappresentato dal ritorno del franchismo, adesso i manifestanti confessano di aver paura di un altro tipo di dittatura, quella dei mercati, che trova terreno fertile nella corruzione delle alte sfere dello Stato e che non risparmia nemmeno la famiglia reale. Solo a Madrid, nel 2012, sono state organizzate in media dieci proteste al giorno, un 74% in più rispetto all’anno precedente. Ma le iniziative della scorsa settimana, che si sono concluse con 45 arresti, sono state le prime in cui ha fatto capolino in nome di , l’ex tesoriere del partito popolare.

La relazione professionale tra i popolari di Rajoy e l’ex tesoriere è al centro di un’accesa controversia interna al partito, in cui si inseguono smentite e accuse reciproche. Mentre il presidente del governo sostiene che Bárcenas abbia smesso di ricoprire incarichi di responsabilità nel partito da anni, il funzionario al servizio dei popolari per 31 anni ha ammesso di aver lavorato come assessore del gruppo fino allo scorso gennaio (in cambio di una retribuzione mensile di oltre 21.000 euro). Bárcenas è accusato di aver trasferito a un conto bancario in Svizzera una patrimonio di oltre 22 milioni di euro. Ha approfittato della sua comparsa davanti ai magistrati per denunciare il PP per il suo “ingiusto” licenziamento.

Bárcenas e il suo predecessore alla carica di tesoriere, Álvaro Lapuerta, sono accusati di aver gestito tra il 1990 e il 2009 una rete di pagamenti irregolari a beneficio dei membri del partito. Sia le entrate (donazioni da parte di imprese) che le uscite (versamenti periodici ai leader del movimento) erano minuziosamente annotate a mano in alcuni quaderni, come ha rivelato in esclusiva il quotidiano El País. La perizia calligrafica ordinata dai magistrati ha confermato l’identità dell’autore dei documenti.

I quaderni rivelano che ogni anno una parte delle somme ricevute si trasferiva a un conto bancario sotto la dicitura generica di donazioni. Un’operazione che fa supporre l’esistenza di una contabilità occulta. Tra i primi documenti, si legge: “Consegna a R.N. Trasferimento di 8 milioni di pesetas, (circa 48.000 euro al cambio attuale ndr)”. Queste iniziali coincidono con il nome di Rosendo Naseiro, ex tesoriere del partito, coinvolto (e poi assolto grazie a dei vizi di forma) in un caso di finanziamento illegale. A partire dal 1997 fino al 2009, quasi tutti i segretari generali e i rispettivi numero due del PP avrebbero ricevuto pagamenti periodici : da Mariano Rajoy a Rodrigo Rato, presidente di Bankia (salvata dalla bancarotta grazie all’iniezione di capitale pubblico lo scorso anno), da Francisco Álvarez-Cascos (uscito dal partito nel 2011 per dare vita a una nuova formazione) a María Dolores de Cospedal (presidente della comunità di Castilla-La Mancha), incluso anche l’ex capo dell’esecutivo, José María Aznar.

Rajoy inizia a figurare tra le annotazioni di Bárcenas a partire dal 1997 con pagamenti semestrali di 2.100.000 pesetas (12.600 euro) o trimestrali di 1.050.000 pesetas (6.300 euro) per un totale di 25.200 euro all’anno fino al 2008. Il leader popolare ha smentito qualsiasi tipo di rimunerazione illegale durante una conferenza stampa che i giornalisti sono stati costretti a seguire da uno schermo, senza poter porgere domande. Successivamente il primo ministro spagnolo ha reso disponibile on-line la propria dichiarazione dei redditi, sostenendo che non aveva nulla da nascondere.

Tra i nomi dei donatori appaiono i principali responsabili di alcune delle più grandi imprese spagnole (Mercadona, Sacyr Vallehermoso, OHL, FCC construcción), che si sono affrettati a negare qualsiasi tipo di legame con la contabilità occulta del partito.