(Hamas/Fratelli Musulmani) “Il futuro è di Hamas e dei Fratelli musulmani” (Umberto De Giovannangeli int. Mahmud Al-Zahhar, Limes online, 27 febbraio 2013)

28.02.2013 16:15

LIMES Cosa rappresenta la Fratellanza musulmana per Hamas?
AL-ZAHHAR Un punto di riferimento che si radica nella nascita stessa di Hamas e in una collaborazione che si è rafforzata nel corso del tempo.

 

LIMES In che senso i Fratelli musulmani rappresentano un modello per Hamas?
AL-ZAHHAR Nel senso che nella loro azione l’identità politico-religiosa è indissolubilmente legata a una pratica sociale dalla parte degli umili e degli svantaggiati. Il progetto islamico è globale e comprende la politica e l’economia. In questo risiede la sua capacità attrattiva: nell’essere portatore di una visione che va oltre una semplice riforma dell’esistente.

 

LIMES È questa la ragione per cui avendo ottenuto la cittadinanza egiziana (per via materna) lei ha votato per il candidato islamico nelle elezioni presidenziali del giugno scorso?
AL-ZAHHAR È una delle ragioni. L’altra è che i Fratelli musulmani hanno sempre sostenuto la resistenza palestinese e non hanno mai accettato la politica di cedimento a Israele del precedente regime. Abbiamo gli stessi valori di riferimento dei movimenti che stanno crescendo in Egitto, in Libia, in Marocco, in Tunisia ma anche nello Yemen. Noi siamo quindi aperti al dialogo con qualunque leader politico che verrà eletto, che rappresenterà l’opinione del popolo e sosterrà le posizioni di Hamas, se sarà contrario all’occupazione dei Territori palestinesi e all’aggressione continua del suo popolo. Vedo buone prospettive nel prossimo futuro di Hamas.

 

LIMES Come ha tradotto Hamas nella realtà palestinese il «modello» della Fratellanza egiziana?
AL-ZAHHAR Hamas ha cercato di calare questo modello nella lotta di resistenza al nemico sionista. Se Hamas è ancora forte è perché la nostra organizzazione è radicata nella società palestinese, perché l’aspetto della resistenza all’occupazione sionista non è assolutizzata ma vive a fianco di un’azione sociale portata avantida una rete di associazioni, gruppi caritatevoli, istituzioni formative e religiose che rappresentano un carattere distintivo, fondamentale, di Hamas. Ciò che unisce i vari aspetti della nostra azione è un concetto fondamentale: essere al servizio del popolo, sia nella resistenza all’occupazione sionista che nella quotidianità sociale ed educativa.

 

LIMES Cosa ha rappresentato per Hamas la vittoria di Muhammad Mursi alle presidenziali egiziane?
AL-ZAHHAR
Il rafforzamento della convinzione che il futuro è nostro. La vittoria di Mursi non è un fatto isolato, ma uno dei segnali, certo tra i più importanti, che il Medio Oriente sta cambiando e che l’islam politico è soggetto decisivo di questo cambiamento. Un cambiamento che passa per la liberazione della Palestina.

 

LIMES Da più parti si sostiene che partiti e movimenti islamisti hanno una concezione strumentale della democrazia: vincere le elezioni per costruire le condizioni di una «dittatura della sharia».
AL-ZAHHAR
Nel 2006 Hamas ha vinto elezioni che tutti gli osservatori internazionali hanno giudicato le più libere fino ad allora svoltasi nel mondo arabo. La risposta del «democratico» Occidente è stata di chiusura totale, una vera e propria rappresaglia che ha cercato, non riuscendoci, di fare il vuoto attorno ad Hamas, avallando le criminali punizioni collettive e il terrorismo di Stato praticati da Israele. Quanto all’Egitto, i Fratelli musulmani godono di un indiscutibile consenso popolare, testimoniato dallo stesso risultato nel referendum costituzionale, e hanno il diritto-dovere di governare in nome di quei princìpi che l’ispirano. Cosa c’entra questo con la dittatura? D’altra parte, in Turchia governa un partito di ispirazione islamica e non mi risulta che la democrazia sia stata sospesa o cancellata.
Quanto ai riferimenti costituzionali alla sari‘a, che vengono imputati ai Fratelli musulmani, erano contenuti anche nella costituzione precedente, come in altre in vigore in paesi arabi che pure godono il sostegno dell’America e dell’Europa. Anche in diverse costituzioni europee c’è il riferimento alla religione cattolica ma non per questo si grida alla dittatura della Bibbia. Per non parlare poi d’Israele, dove governano personaggi come Lieberman (ministro degli Esteri, tra i falchi nazionalisti, n.d.r.) che pretende di imporre a un milione di arabi israeliani il giuramento di fedeltà allo Stato d’Israele come «Stato ebraico», ma anche qui, nessuno parla di dittatura della Torah.

 

LIMES Nel descrivere i rapporti interni ad Hamas, lei è considerato il dirigente di primo piano più vicino all’Iran, e per questo in rotta con il capo dell’ufficio politico di Hamas, Halid Mis‘al.
AL-ZAHHAR
Da sempre provano a dividere Hamas, inventando contrapposizioni personali, quando non riescono a eliminarci fisicamente. Al Cairo, quando si è trattato di dar conto della tregua con Israele, è stato lo stesso Mis‘al a ringraziare pubblicamente l’Iran per il sostegno, anche militare, offerto alla resistenza palestinese. Ogni volta provano a dare di Hamas l’immagine di un movimento etero-diretto, dall’Egitto, dall’Iran o dal Qatar. Hamas gode di un sostegno diffuso nel mondo intero, non solo in quello arabo e islamico. Ma questo non significa essere dipendenti da qualcuno. Tanti amici, nessun padrone. La nostra forza l’abbiamo conquistata sul campo. Tra i palestinesi.

 

LIMES Tra le forme di sostegno militare offerte dall’Iran c’è anche l’addestramento di miliziani delle brigate ‘Izz al-din al-Qassam, il braccio militare di Hamas, da parte di Teheran?
AL-ZAHHAR
Vi è un’autonomia decisionale che spetta ai comandanti delle brigate. Quel che posso dire è che negli ultimi tempi la nostra capacità militare è migliorata in qualità e quantità, e questo anche grazie al sostegno ricevuto dai nostri alleati. Aggiungo che l’Iran non ha smesso di sostenere la resistenza palestinese nonostante una visione difforme tra noi e Teheran su ciò che sta avvenendo in Siria.

 

LIMES Dopo la guerra di Gaza, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha affermato a più riprese, anche in occasione della celebrazione a Gaza del 48° anniversario della fondazione di Fath, che è giunto il momento di una riconciliazione nazionale tra Fath e Hamas. Qual è la sua risposta?
AL-ZAHHAR
Se Abu Mazen intende riconciliarsi con noi, saremo lieti. Ma ciò non può avvenire sulla base degli interessi regionali di Israele e degli Stati Uniti. Nel mondo arabo i movimenti islamici hanno risollevato la testa e verranno sempre più in aiuto di Õamås per liberare la Palestina. Voglio aggiungere che quando Hamas si riferisce al popolo di Palestina, non fa distinzione tra i palestinesi dei Territori e i fratelli della diaspora. Per noi il diritto al ritorno non è materia negoziabile. Un palestinese costretto a vivere nei campi profughi del Libano non ha meno diritti da esigere di chi vive a Nablus o a Gaza. L’unità rafforza la causa palestinese, è l’obiettivo a cui tendere, da realizzare ad ogni livello, senza alcuna pretesa egemonica né imposizione esterna.

 

LIMES Hamas è apparsa spiazzata dall’iniziativa di Abu Mazen all’Onu sul riconoscimento della Palestina come Stato non membro delle Nazioni Unite.
AL-ZAHHAR
Non abbiamo ostacolato questa iniziativa ma neanche salutata come una svolta storica. Tanto più che diversi paesi che l’hanno sostenuta ritengono di avere ora il diritto di chiedere ai palestinesi moderazione e negoziati senza precondizioni con Israele, per non parlare del rigetto di Gerusalemme e Washington. Quel voto non deve ingabbiare la lotta del popolo palestinese per realizzare il loro Stato in Palestina. Uno Stato a tutti gli effetti e non un simulacro sulla carta.

 

LIMES Gli Stati Uniti sono tornati a chiedere ad Hamas di riconoscere lo Stato d’Israele.
AL-ZAHHAR
Possiamo negoziare una hudna (tregua), e su questo interloquire anche con gli americani, ma non riconoscere uno Stato che nega ai palestinesi il diritto ad esistere come nazione, che porta avanti la pulizia etnica ad al-Quds (Gerusalemme, n.d.r.), che espropria le nostre terre, affama la nostra gente, colonizza la Cisgiordania e pratica il terrorismo di Stato a Gaza e nega il diritto al ritorno dei palestinesi scacciati con la forza dalle loro città. All’origine di tutto c’è l’occupazione della Palestina. Obama ponga fine a tutto questo, e poi ne riparleremo.

 

LIMES Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadi-Nejad, ha evocato a più riprese la cancellazione di Israele. E Hamas?
AL-ZAHHAR Ahmadi-Nejad si riferisce alla sconfitta del regime sionista come condizione per vedere realizzati i diritti del popolo palestinese. Sconfiggere un regime che continua impunemente a opprimere un popolo non è solo un diritto ma un dovere della resistenza palestinese.

 

LIMES Tornando ai rapporti con i Fratelli musulmani, alcuni analisti inquadrano il rafforzamento dei rapporti tra Hamas e la Fratellanza nel contesto di nuovi equilibri di potere tra il «fronte sunnita» e quello sciita. È una lettura corretta per Hamas?
AL-ZAHHAR
No, non lo è. Per quanto ci riguarda, il discrimine resta il sostegno alla lotta per la liberazione della Palestina. È su questo che Hamas definisce le sue alleanze. Alleanze trasversali che abbracciano paesi e movimenti sunniti e paesi e movimenti sciiti.

 

LIMES La vittoria dei Fratelli musulmani in Egitto, come quella dei partiti islamici in Tunisia, è letta come il fallimento delle primavere arabe e il trionfo di una sorta di inverno islamista. In questa stessa chiave, il predominio di una forza islamista, viene interpretata l’assenza di una «primavera» a Gaza.
AL-ZAHHAR
Rifiuto questa chiave di lettura viziata da una sorta di colonialismo culturale dell’Occidente che interpreta gli avvenimenti nel mondo arabo con la lente d’ingrandimento dei propri interessi e dei propri modelli. Per restare all’Egitto, migliaia di militanti e di dirigenti della Fratellanza sono stati incarcerati perché si opponevano al regime di Mubarak, in molti sono morti da martiri per questo. La rivolta che lo ha spazzato via non ha cancellato questa storia né azzerato i legami profondi che la Fratellanza ha costruito nel corso degli anni, di decenni, con il popolo egiziano. E lo stesso vale per tanti altri paesi arabi e per la Palestina. L’Occidente farebbe bene a farsene una ragione e agire di conseguenza, invece di puntare su interlocutori di comodo o che più si avvicinano alla vostra idea di società.

 

LIMES L’«istituzionalizzazione» dell’islam politico trova avversari agguerriti nel variegato arcipelago dell’integralismo e del jihadismo islamici. In Egitto e in Tunisia sono molto attivi partiti e movimenti salafiti, e lo stesso potere di Hamas a Gaza è messo in discussione da gruppi jihadisti.
AL-ZAHHAR
La forza di questi gruppi è spesso ingigantita da una propaganda interessata a dividere il fronte islamico. Quanto a Gaza, Hamas ha un obiettivo strategico: quello di liberare la Palestina. A questo tende ogni nostra azione, sul terreno politico come su quello della lotta armata. Non sono concesse fughe in avanti. La Palestina, per noi, è il fine non lo strumento di un jihad globale. Lottiamo per uno Stato indipendente, non per un califfato. Ci sentiamo prima palestinesi e poi parte della umma (la comunità musulmana, n.d.r.).

 

LIMES Lei descrive Hamas come amico di tutti (i sostenitori della causa palestinese) ma al servizio di nessuno. Eppure, i dirigenti di Hamas, e lei tra questi, hanno tributato accoglienze trionfali all’emiro del Qatar, sceicco Hamad Ibn Halifa Al Tani, in visita a Gaza lo scorso 23 ottobre. Potenza dei petrodollari?
AL-ZAHHAR
No, è stato il riconoscimento di un atto politico di grande importanza: lo sceicco Al Tani è stato il primo capo di Stato a rompere l’isolamento internazionale imposto dall’Occidente e a visitare ufficialmente Gaza. Quella visita ha rappresentato l’annuncio ufficiale della rottura dell’assedio politico ed economico imposto a Gaza. Quanto agli aiuti economici, ben vengano se servono, come serviranno, a ricostruire ciò che i sionisti hanno distrutto.