(Europa) L’accordo sul budget dell’Ue è un non evento (Giorgio Arfaras, Limes online, 15 febbraio 2013)

18.02.2013 12:58
Il bilancio comunitario è pari all'1% del pil dell'Unione Europea. Un suo taglio ha quindi valore macroeconomico nullo: è stato però l'occasione per segnalare vittorie politiche simboliche e ribadire frasi fatte ("l'austerità del Nord contro l'allegria del Sud").



[Carta di Francesca La Barbera]

Le maggiori economie d'Europa si stanno contraendo (Germania, Regno Unito, Francia), oppure stanno flettendo (Italia, Spagna). Allo stesso tempo, tutti i paesi debbono portare sotto controllo i deficit pubblici, per evitare che il debito (emesso per finanziare i deficit) “scappi di mano”.

 

Un bilancio comunitario in crescita - in un mondo di austerità diffusa - andrebbe controcorrente.

 

E, infatti, dopo un lungo negoziato i governi hanno deciso di tagliare, e non di aumentare, come aveva chiesto la Commissione, il bilancio dell'Unione, portandolo a circa mille miliardi di euro spalmati su sette anni: un ammontare inferiore di qualche punto percentuale a quello dell'ultimo bilancio poliennale. L'accordo ora deve essere approvato dal Parlamento europeo.

 

L'accordo dei governi lascia qualche grado di libertà ai parlamentari non nell'ammontare, ma nella composizione, perché prevede che la combinazione delle spese possa essere modificata dopo qualche tempo, così come prevede il libero uso del controvalore delle spese deliberate ma non effettuate.

 

Il taglio ha un impatto simbolico (è la prima volta che le spese flettono, seppur leggermente), mentre il suo impatto pratico è nullo: le entrate e le spese di Bruxelles sono, infatti, pari all'1% del pil dell'Unione.

 

Poiché l'impatto del bilancio dell'Unione è, da un punto di vista macroeconomico, quasi nullo, e tale sarebbe anche se fosse stato espanso come nei desideri della Commissione, le prese di posizione dei leader, così come i commenti, sono stati necessariamente di tipo simbolico.

 

La Gran Bretagna ha sottolineato il proprio euroscetticismo: Cameron ha modestamente dichiarato: “I asked for at best a cut, at worst, a freeze. That is what I've achieved today”.

 

Sono tornate anche le frasi fatte, come “ha prevalso l'austerità del Nord, contro l'allegria del Sud”, ecc.

 

L'Unione per finanziare le proprie spese si avvale dei trasferimenti dei paesi membri. I trasferimenti sono quasi proporzionali al loro peso economico. Le erogazioni dell'Unione, invece, non sono proporzionali. Alcuni Stati ricevono di più, altri di meno. I grandi (Germania, Francia, Italia, Regno Unito) trasferiscono più risorse a Bruxelles di quante ne ricevano.

 

Le erogazioni sono quasi tutte a favore dell'agricoltura (50%) e delle politiche per lo sviluppo (30%), mentre la quota delle spese per il funzionamento della burocrazia è intorno al 5%. Se l'impatto delle spese dell'Unione nell'aggregato (1% del pil) è ben modesta cosa, quello verso alcuni settori (agricoltura) e paesi (Polonia, Portogallo, Grecia, Ungheria, ecc) è importante.

 

Insomma, l'ultimo accordo, che ha leggermente tagliato il bilancio dell'Unione, è un “non evento”.