(In giro per il mondo) agenzia Misna, 22 febbraio 2013

22.02.2013 11:44

(Mali) GAO E KIDAL SOTTO IL FUOCO RIBELLE.

Dopo alcune ore di relativa calma nel capoluogo settentrionale, testimoni locali hanno riferito che dall’alba colpi d’arma da fuoco si sono nuovamente fatti sentire al centro di Gao, 1200 km a nord di Bamako, la capitale. La giornata di ieri è stata all’insegna di intensi scontri tra militari e insorti del Movimento per l’unità del jihad in Africa occidentale (Mujao), durati più di otto ore. I jihadisti, che sarebbero arrivati da villaggi circostanti attraversando il fiume, hanno appiccato il fuoco al palazzo di giustizia e a un benzinaio; l’incendio si è poi propagato a una parte del mercato centrale. I ribelli islamisti sono anche riusciti a occupare per una parte della giornata la sede del comune di Gao e la residenza del governatore. Il gruppo, formato da una quarantina di uomini armati, è stato disperso nel tardo pomeriggio dopo un pesante intervento con le truppe maliane e francesi mentre elicotteri di Parigi hanno sorvolato la città fino a sera. Negli scontri di ieri sarebbero stati uccisi almeno otto insorti mentre un numero imprecisato ma elevato di soldati maliani è rimasto ferito. Inoltre diversi civili sarebbero stati raggiunti da proiettili vaganti. Fonti di stampa maliane sottolineano che per ore le strade di Gao sono rimaste deserte, con la gente rintanata dentro casa, negozi e uffici chiusi.

 La situazione rimane altrettanto instabile a Kidal, 300 km più a nord, dopo l’attentato che si è verificato ieri nei pressi del campo militare dove sono dispiegati soldati francesi e ciadiani, nel quale due civili sono rimasti feriti. In serata è arrivata la rivendicazione del Mujao: “Siamo riusciti a penetrare senza alcuna difficoltà al centro di Kidal per fare esplodere, come previsto, un veicolo. Altre esplosioni interverranno su tutto il territorio. Andiamo verso una vittoria contro i nemici dell’Islam” ha dichiarato il portavoce Abu Walid Sahraoui. A Kidal sarebbero presenti esponenti della ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, che a giorni dovrebbero partecipare a negoziati diretti con il governo di transizione di Bamako e potrebbero collaborare con i militari di Parigi per lottare contro gli islamisti.

 A fine gennaio le forze francesi dell’operazione Serval sostenute dalle truppe di Bamako e dai soldati africani della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma) hanno ripreso il controllo dei due capoluoghi settentrionali, cacciando i ribelli che si sono rifugiati all’estremo nord est del paese, nella zona montuosa ed estesa dell’Adrar degli Ifoghas. Fonti di stampa internazionale segnalano inoltre la presenza di jihadisti nei pressi di Douentza, a sud di Gao, dove seppelliscono mine per impedire gli spostamenti dei militari, ma anche a Bourem, più a nord, in teoria ripresa agli insorti lo scorso fine settimana.

Intanto da Bamako, dove si sono riuniti i capi di stato maggiore della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao), è arrivata una serie di raccomandazioni e nuove proposte strategiche alla luce della complessa situazione sul terreno, trasformatasi in guerriglia. “L’evolversi delle condizioni sul terreno implica nuove risposte. Bisogna aumentare gli effettivi e i mezzi materiali a disposizione. Per questo servono ulteriori fondi affinché la missione abbia successo” ha dichiarato l’ex presidente burundese Pierre Buyoya, rappresentante dell’Unione Africana in Mali e nel Sahel. La Cedeao ha annunciato che a pieno regime le forze africane della Misma potrebbero raggiungere 10.000 elementi invece dei 3300 inizialmente previsti.

(Malawi) AUMENTI PER MEDICI E INSEGNANTI, SOSPESO LO SCIOPERO.

Un aumento degli stipendi di insegnanti, medici e dipendenti pubblici in genere è stato concordato dal governo e dai sindacati: lo dicono fonti della MISNA in Malawi, esprimendo sollievo per la fine di un’agitazione che era sfociata ancora ieri in disordini e scontri di piazza.

Secondo padre Peter Herriot, un gesuita impegnato in Malawi nel settore dell’istruzione, ai dipendenti con gli stipendi più bassi è stato accordato un aumento del 61% a fronte di una richiesta del 67%. Incrementi retributivi, sia pur minori, sono stati concessi a tutti gli statali.

“Finalmente i bambini possono tornare a scuola” commenta padre Peter Herriot, sottolineando che per quasi due settimane gli alunni di molte scuole pubbliche non hanno potuto frequentare le lezioni a causa dello sciopero degli insegnanti.

Proprio ieri, sottolinea il gesuita, a Lilongwe la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni per disperdere centinaia di bambini e ragazzi che in segno di protesta avevano bloccato il traffico in una zona centrale della capitale.

Le richieste di aumenti di stipendio erano legate a una forte inflazione, alimentata da una svalutazione della moneta nazionale del 48% decisa dalla presidente Joyce Banda lo scorso anno. Una misura, questa, adottata su pressione del Fondo monetario internazionale, degli Stati Uniti, dell’Inghilterra e di altri paesi europei che finanziano il bilancio di Lilongwe.

(Venezuela) CHÁVEZ, PERSISTE “INSUFFICIENZA RESPIRATORIA”.

Hugo Chávez continua a soffrire “un’insufficienza respiratoria sorta nel corso del post-operatorio” la cui evoluzione “non è stata favorevole, per cui continua ad essere trattata”: lo ha riferito il ministro della Comunicazione, Ernesto Villegas, informando per la prima volta in via ufficiale il paese da quando il presidente è rientrato a sorpresa lunedì a Caracas dopo aver trascorso oltre due mesi a Cuba per curarsi.

“In cambio, il trattamento per la malattia di base – il tumore che lo ha colpito nel giugno 2011 ma su cui non sono mai stati diffusi particolari – continua senza presentare, finora, effetti avversi significativi” ha aggiunto Villegas. Fonti ufficiali avevano già riferito nei giorni scorsi che il presidente è “cosciente” ma a causa dell’insufficienza respiratoria utilizza una cannula tracheale che gli impedisce di parlare.

Chávez, 58 anni, ha annunciato il suo ritorno in Venezuela lunedì attraverso il suo account Twitter @chavezcandanga che non utilizzava da novembre, tre giorni dopo la diffusione delle sue prime fotografie ufficiali dopo l’intervento a cui è stato sottoposto all’Avana l’11 dicembre scorso, in cui è ritratto sorridente nel suo letto d’ospedale con le due figlie accanto.

L’inatteso ritorno del capo dello Stato – che, a detta del suo vice e ‘delfino’ Nicolás Maduro è stato annunciato personalmente da Chávez per “mettere a tacere le voci” sul suo stato di salute – è stato accompagnato da nuove attestazioni di solidarietà da parte di diversi esponenti della comunità internazionale. Tra i presidenti latinoamericani, il boliviano Evo Morales si è recato a Caracas martedì per visitare il collega e alleato politico ma al suo ritorno ha dichiarato di non essere riuscito a vederlo per disposizione dei medici.

I persistenti interrogativi sulle condizioni del presidente continuano ad alimentare un duro dibattito politico e hanno anche riaperto la possibilità che il paese debba tornare al voto dopo la conferma di Chávez alle elezioni dell’ottobre scorso. Ma se l’anno passato il gradimento del leader dell’opposizione Henrique Capriles lo ha portato a ottenere un risultato record di 6,5 milioni di voti – comunque insufficiente per la vittoria – secondo i sondaggi più recenti, Maduro è ampiamente favorito nei suoi confronti. Da un’inchiesta dell’istituto Hinterlaces realizzata tra il 30 gennaio e il 9 ottobre emerge che in occasione di nuove presidenziali Maduro otterrebbe la vittoria con il 50% delle preferenze contro il 36% di Capriles.